venerdì 16 novembre 2007

Il mio G8

Ieri sera, solito rito prima della buonanotte: sono salita sul lettone a soppalco con il mio libro e, prima di mettermi a leggere, ho fatto un po' di zapping.
Sono finita su rai2, c'era "Annozero". Non vi so dire di cosa abbiano parlato nel corso della serata, perchè, ripeto, ci sono finita casualmente saltando da un canale all'altro... vi posso solo dire che, in quel momento, facevano vedere delle immagini del G8 di Genova, per essere più precise le immagini girate nella "scuola Diaz" dopo... come vogliamo chiamarlo? Assalto? Massacro? Irruzione? A seconda di chi parla l'episodio assume valenze diverse... anche se le ho già viste mille volte, non ho potuto fare a meno di fermarmi per riguardarle di nuovo. Tengo a precisare che non voglio parlare del dibattito che si è riacceso a causa del processo nè della manifestazione di domani, qui a Genova, nè tanto meno riaprire una discussione sugli scontri del 2001.
Non è questa la sede e ormai provo una repulsione spontanea sia verso l'argomento che verso le "parti" in causa.
La mia reazione di shock alla vista del sangue nella palestra o nei corridoi, dei computer distrutti, delle aule sotto sopra è causata da un motivo molto più "terra-terra" e con l'impegno civile e la protesta non c'entra niente: quella era la mia scuola... il mio liceo...
L'estate del 2001 (si, proprio quella) mi sono diplomata... e non esisteva nessuna scuola Diaz, perchè quello era ed è ancora il liceo Sandro Pertini. "Diaz" è solo la scritta, ricordo del passato, che ancora troneggia sull'edificio.
Io non so se potete capire o se la ritenete una reazione esagerata, ma quando è successo (e ancora oggi quando rivedo le immagini) mi sono sentita come se avessero violato la mia casa o una parte della mia vita. Sensazione che ho provato, più in generale, guardando le immagini di guerriglia nelle strade... ecco, il ricordo più brutto che ho di quei giorni è la sensazione di essere "invasa" e di vedere la mia città, i luoghi dove vivo e dove passo ogni giorno, in qualche modo feriti.
E tutto questo si amplifica guardando le immagini della scuola semi-distrutta, perchè quelli sono i corridoi, le aule dove ho passato 5 anni della mia vita... 5 anni difficili, a volte noiosi, ma belli come possono esserlo solo quelli del liceo.
E' stato come se la brutalità dei quelle immagini avesse segnato un momento di "passaggio", tangibile, alla vita reale.
Chiamatemi pure superficiale, forse è quello che sono, ma del resto non mi importa, poi, tanto... Non so se riuscite a capirmi, ma ho scritto solo quello che sento.

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